Il Programma Integrato (PRINT) S. Palomba prevede la realizzazione di abitazioni destinate all’housing sociale, finanziato da Cassa depositi e Prestiti (Cdp) e in accordo il Comune di Roma. Quasi mille appartamenti destinati a diventare un ghetto senza servizi per circa 4.000 abitanti a ridosso di un’area industriale, nell’estrema periferia di Roma su terreni a vocazione agricola. Destino simile a quello di Borgo Sorano, complesso di 300 appartamenti costruito dalla stessa ditta (la CoGeSan) nel 1999, e rivenduto al Comune di Roma come case popolari.
A poca distanza è previsto il Programma di Intervento urbanistico di Paglian Casale, che comporterà la distruzione di circa 80 ettari di terreno agricolo vincolato che lasceranno il posto ad 1.000.000 di mc di nuovo cemento: un’ottantina di palazzi di 6/7 piani per circa altre 7.000 persone, in un'area a rischio per la salute degli abitanti a causa della presenza di gas Radon nel sottosuolo.
“Case che non servono a nessuno, con il rischio di creare un nuovo ghetto senza servizi”, hanno denunciato le associazioni promotrici, che contribuirà invece a creare un eccesso di offerta sul mercato immobiliare e un conseguente crollo del valore delle case esistenti, nelle quali hanno investito i propri risparmi l’80% degli italiani.
Degrado ambientale, declino della qualità della vita, dissesto idrogeologico sono alcuni dei rischi connessi al consumo di suolo messi in luce dal ricercatore dell’ISPRA Michele Munafò, il quale ha illustrato attraverso i dati la drammaticità del problema nel territorio dei Castelli Romani, con superfici edificate superiori alla media nazionale.
L’ex ministro delle Politiche Agricole Mario Catania ha testimoniato quanto la lobby del cemento in Italia sia riuscita finora ad impedire l’approvazione di una legge sul consumo di suolo, in maniera miope rispetto alle opportunità di rigenerazione urbana e riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, in grado di dare lavoro soprattutto al tessuto delle piccole e medie imprese del settore, con effetti positivi sull’occupazione.
La senatrice Elena Fattori ha presentato il proprio impegno per far diventare il suolo un bene comune di tutti, da difendere come l’acqua, dichiarando il proprio impegno per impedire altre colate di cemento a partire dall’area a sud di Roma.
Stessa disponibilità è stata convintamente espressa dai consiglieri regionali Daniele Ognibene di Velletri e Marco Cacciatore di Marino.
Enrico Del Vescovo, presidente di Italia Nostra Castelli Romani, ha sollevato il dubbio che il PRINT di S. Palomba possa essere compatibile con la tutela dei bacini idrografici dei Colli Albani, vista l’endemica carenza idrica del territorio.
Il Sindaco di Albano Nicola Marini, supportato dalla sindaca di Castel Gandolfo Milvia Monachesi, insieme ad esponenti della giunta e del consiglio comunale, ha denunciato il mancato coinvolgimento nella Conferenza dei servizi dei Comuni limitrofi, sui quali impatta direttamente l’insediamento di 11.000 nuovi abitanti, annunciando una serie di iniziative amministrative per tutelare questo territorio. Il primo atto sarà la segnalazione al Comune di Roma della sovrapposizione tra l’area di rispetto del depuratore a servizio del futuro quartiere con quella del nuovo cimitero a Cancelliera, deliberato precedentemente dal Comune di Albano.
I Comitati di quartiere e le Associazioni di Albano, Pavona, S. Palomba e Pomezia insieme al Circolo di Legambiente “Il Riccio” Appia Sud e Italia Nostra Sezione Castelli Romani, stigmatizzano l’assenza e il disinteresse mostrato dal IX municipio di Roma e dal Comune di Pomezia, che hanno scelto di ignorare gli inviti agli incontri organizzati negli ultimi tre mesi dai cittadini.